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Ansia da maturità? Istruzioni per l’uso.

Una giornalista del quotidiano l’Adige mi ha fatto alcune domande su come gestire l’ansia dovuta all’imminente esame di maturità. Ecco il testo integrale.

«Maturità, accettare l’ansia e non cambiare le abitudini»

articolo adigeIl docenti consigliano di rimanere tranquilli e fiduciosi, perché chi ha studiato durante l’anno non ha nulla da temere. Facile a dirsi: il periodo della maturità non fa rima con serenità, come possono testimoniare i quasi quattromila studenti trentini che stanno vivendo sulla loro pelle l’ansia dell’esame. Altre «dritte» arrivano dagli esperti, dal ricercatore che invita a bere molta acqua per non stressare il cervello al nutrizionista che vieta di mangiare mentre si studia. Sul web si sprecano i decaloghi con le regole per essere vincenti alla maturità. Alla fine, però, l’agitazione mista ad angoscia rimane. Che fare? «Ricette» valide per tutti non ce ne sono, sostiene il dottor Carlo Dalmonego , psicologo e psicoterapeuta specializzato in terapia cognitivo-comportamentale e disturbi d’ansia, che innanzitutto vuole rassicurare tutti: provare ansia per l’esame è assolutamente normale.
Dottor Dalmonego, facile dire «stai tranquillo» ad un ragazzo che sta affrontando la maturità. Ma si può fare qualcosa per non lasciarsi sopraffare dall’ansia?
«La maturità è oggettivamente un banco di prova, un momento di forte stress. L’ansia non è una malattia, ma è uno stato emotivo e ha una funzione dal punto di vista evoluzionistico. L’ansia serve infatti ad avvisarci che c’è un pericolo: l’uomo si è evoluto perché chi prova la giusta ansia sopravvive».
Anche se è fisiologica, l’ansia può portare a stati di agitazione e a crisi di pianto. Ci sono rimedi?
«In generale è bene accettare il fatto che l’ansia non è problema, ma è utile perché ci tiene nel “qui ed ora”. Il problema sono i pensieri “disfunzionali”: il venir bocciati o trovare il professore carogna sono pensieri verosimili ma inutili, perché la nostra mente deve riuscire a concentrarsi su altre cose più funzionali, ad esempio come impiegare le ore in modo proficuo. In psicoterapia si dice “rimanere nel momento presente”: bisogna essere strategici e pensare a cosa fare adesso. Inoltre è bene non modificare troppo le abitudini: compatibilmente con il carico di lavoro, è giusto mantenere ciò che fa stare bene, come andare in palestra, mangiare gli stessi cibi».
Esistono delle buone pratiche valide per tutti gli studenti?
«Ci sono buone prassi, dallo sport alla meditazione, ma la regola deve essere: fare ciò che è importante per se stessi, ciò che fa star bene, anche un giro con gli amici, sennò gli unici pensieri sono quelli ansiogeni».
C’è chi consiglia la dieta da seguire, chi sostiene che almeno otto ore di sonno sono necessarie. Che fare con questi suggerimenti?
«Diciamo che sono perplesso riguardo a consigli per così dire “oggettivi”. Sono tutti validi, ma eviterei di modificare troppo le abitudini di vita positive. Piuttosto è bene inserire dei momenti, magari più brevi per mancanza di tempo, in cui scaricare la tensione».
L’agitazione per l’esame, anche se non è ansia patologica, può causare mancanza di appetito o poco sonno. Cosa fare quando la tensione prende il sopravvento?
«Quando il corpo chiede di modificare le abitudini, ad esempio perché sente meno l’appetito, bisogna cercare di non ascoltarlo. Se i sintomi fisici sono forti vale la pena confrontarsi con uno specialista. Ma un po’ di nodo allo stomaco e un po’ di tachicardia vanno accettati più che combattuti. È giusto e normale provare ansia per qualcosa che non si conosce. Non è utile continuare a pensarci ed è meglio fare altro. L’importante è non fondersi con questi pensieri che spaventano, ma accettarli, lasciarli andare e tornare a ciò che è importante: studiare e avere momenti di scarico e di riposo». Ma. Vi.

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