Categoria: Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)

Bias di conferma

«La terra è piatta! Abbiamo le prove». Forse non lo sapete ma alcune persone credono veramente che la terra sia piatta non tanto per cieca abnegazione a qualche dogmatismo religioso ma perché vittime di uno dei più potenti bias cognitivi. Avete mai sentito parlare del bias di conferma o, come è comunemente conosciuto, del confirmation bias? Il confirmation bias è un bias cognitivo molto comune che spesso domina i nostri schemi di pensiero e consiste nella tendenza a ricercare elementi della realtà che confermino le nostre ipotesi ed a ignorare quelli che le confutino. Read more

Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo?

Sei angosciato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che ti provocano molta ansia e ti senti “costretto” a mettere in atto azioni ripetitive materiali o elaborazioni mentali? Potresti soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo. Fino a poco tempo fa il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) era considerato a tutti gli effetti un Disturbo d’Ansia ma il nuovo Manuale Disagnostico (DSM V), una sorta di “bibbia” per gli psicologi e gli psichiatri, gli dedica un capitolo a parte insieme ad altri disturbi ad esso correlati. Ne parlo e ne parlerò in altri contributi perché lo stato emotivo alla base di questo disturbo è comunque di tipo ansioso ovvero per dirla in termini meno clinici mentre una persona ha ossessioni e mette in atto comportamenti compulsivi soffre un intenso stato d’ansia.
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Sarà un disastro!

La vita di tutti i giorni ti offre infinite opportunità di crescere! Sì, anche se hai superato i 40 e sì, anche se hai studiato e pensi di sapere tante cose; ma la cosa che non mi stancherò mai di sottolineare è che nei piccoli episodi della nostra quotidianità incappiamo in grandi insegnamenti se siamo in grado di coglierne le sfumature. Ora vi racconto cosa mi è successo qualche giorno fa.

 

Antefatto: quando puoi fare una cosa falla subito.

Ebbene sì anch’io compro alcune cose tramite Amazon. Nello specifico avevo ordinato un regalo abbastanza ingombrante ma uno dei due pacchi in cui era suddiviso è finito per motivi non completamente chiari presso un esercizio che funge anche da deposito per i pacchi. Nonostante sapessi che il pacco era presso questo esercizio (un benzinaio) ho procrastinato il ritiro fino all’ultimo momento quando, finalmente, mi sono deciso a ritirarlo. L’unico pensiero che avevo in testa era qualcosa tipo “che scocciatura devo passare a ritirare il pacco dall’altra parte della città“.  Primo (scontato) insegnamento: quando puoi fare una cosa falla subito e non procrastinare!

Il fatto: non sempre l’imbarazzo è di chi subisce una critica.

Entro nel negozio del benzinaio ed un ragazzo gentile viene a servirmi cercando la mia pratica nel PC. Dopo qualche attimo mi spiega con aria contrita che il mio pacco è lì ma sul Pc risulta restituito ovvero deve essere nuovamente ritirato dal corriere e rispedito all’azienda perché non era stato consegnato al cliente. Ovviamente era assurdo essendo presente sia il pacco che il sottoscritto il ragazzo si è subito prodigato in telefonate per risolvere la situazione. Questo problema l’ha impegnato per qualche minuto mentre io ciondolavo facendo finta di provare interesse per degli arbre magique esposti nella rastrelliera. In quel momento entra il titolare che vedendolo impegnato gli chiede cosa stesse facendo, con il ragazzo a spiegarli che c’è un pacco in uscita perché il proprietario è venuto a ritirarlo a scadenza; il titolare non aveva colto che il signore che guardava gli arbre magique era lo stessa a cui si riferiva il ragazzo e commenta acido «cazzi suoi, doveva svegliarsi prima quel furbo», in quel momento il ragazzo sposta lo sguardo dal titolare a me e il titolare capisce che ero io il protagonista della sua invettiva. In quei tre secondi che succedeva tutto questo io ho pensato una cosa del tipo «poveretto che figuraccia che sta facendo» in quanto tutta la scena che faccio fatica a descrivere nei dettagli (postura dei protagonisti, faccia imbarazzata del ragazzo…) era abbastanza comica. A quel punto il titolare si gira e si scusa con la classica arrampicata sugli specchi, propone di offrirmi un caffè e si sfoga con me su quanto questo business dei pacchi li stia mettendo in difficoltà; nel frattempo il ragazzo risolve il garbuglio burocratico del pacco e me lo consegna. Io esco contento di aver ritirato il mio pacco e divertito della figuraccia che il titolare ha fatto e sulla quale rimuginerà per un bel po’ sbeffeggiato dai suoi dipendenti.

Commento al fatto: spesso la realtà è molto meno brutta di come possiamo immaginarla.

Perché dico questo? Pensate se io fossi partito da casa pensando una cosa tipo «attento sicuramente ti accuseranno di essere passato tardi a prendere il pacco e il titolare dell’esercizio ti dirà che ti meriteresti che il pacco tornasse indietro». Proverei un mix di ansia e rabbia e mi recherei a ritirare il pacco molto guardingo o peggio scivolerei nell’evitamento esperienziale e manderei qualcun altro a ritirarlo? Difficile saperlo ma vi assicuro che questo piccolo aneddoto mi ha ricordato quanto troppo spesso cerchiamo di anticipare le difficoltà esasperandole nella nostra mente.

Questo bias cognitivo è definito catastrofizzazione e consiste nel considerare gli eventi negativi che possono capitare come intollerabili sovrastimando contemporaneamente le conseguenze sfavorevoli di tali eventi. Nelle situazioni di ansia più gravi scopriamo che la persona è spesso vittima di questa distorsione e, dovendo immaginare sempre le conseguenze più terribili, il livello di ansia sarà inevitabilmente altissimo.

Per disinnescare questo tipo di bias esistono tante modalità che spaziano dalle CBT standard (ristrutturazione cognitiva) all’ ACT (defusione cognitiva) ma con il mio piccolo aneddoto volevo suggerirvi un percorso inverso: ovvero cercate di fare tesoro di tutte quelle situazioni in cui ne siete usciti senza particolari difficoltà, senza emozioni negative che vi mettevano a disagio e provate ad immaginare di aver saputo in anticipo cosa sarebbe successo. Se avete seguito il mio discorso ci siete già arrivati: alcune situazioni sono molto più semplici da affrontare “in vivo” che non anticipando scenari di cui ci mancano troppi elementi.

Questo semplice esercizio immaginativo aumenta il livello di consapevolezza di come funzioni la nostra mente e ci vaccina alle catastrofizzazioni eccessive; pensieri come “l’altra volta è successo di peggio e me la sono cavata” sono ottimi prodotti di questo esercizio utili in quelle circostanze in cui andiamo in difficoltà e ci verrebbe spontaneo preoccuparci in maniera eccessiva.

 

Preoccupazioni eccessive: analisi dei costi e dei benefici.

Ti è mai capitato di fare un’analisi delle conseguenze della tua ansia? Oltre allo sconforto e alla preoccupazione che provi hai constatato sicuramente quante cose di valore la tua ansia ti faccia perdere. Questi momenti di analisi sono quasi sempre postumi ovvero ci rammarichiamo di quanto l’ansia ci “costi” o di quanto evitare delle situazioni per non provare ansia ci allontani dalla vita che vorremmo vivere. Spesso queste analisi a posteriori diventano solo il preludio ai sensi di colpa mentre una vera e propria valutazione efficacie può essere fatta prima e diventare pertanto molto più utile; si tratta della procedura conosciuta come analisi dei costi e dei benefici Read more

Bias del Pavone

Se seguite il blog o anche se ci siete capitati per puro caso significa che siete avvezzi all’uso di internet e probabilmente utilizzate uno o più social network. L’uso di questi strumenti di condivisione è relativamente recente ma è cresciuto in maniera esponenziale (molti sostengono sia fuori controllo) ed ha generato anche effetti collaterali negativi. Non è interesse di questo articolo approfondire le insidie dei social (es: cyberbullismo, nuove dipendenze…) ma concentrare l’attenzione su di un fenomeno che è alla base di molti disagi che dal mondo on line trasportiamo al nel mondo off line: il self-enhancing transmission bias o conosciuto in italiano come il bias del pavone.
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