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Bias del Pavone

Se seguite il blog o anche se ci siete capitati per puro caso significa che siete avvezzi all’uso di internet e probabilmente utilizzate uno o più social network. L’uso di questi strumenti di condivisione è relativamente recente ma è cresciuto in maniera esponenziale (molti sostengono sia fuori controllo) ed ha generato anche effetti collaterali negativi. Non è interesse di questo articolo approfondire le insidie dei social (es: cyberbullismo, nuove dipendenze…) ma concentrare l’attenzione su di un fenomeno che è alla base di molti disagi che dal mondo on line trasportiamo al nel mondo off line: il self-enhancing transmission bias o conosciuto in italiano come il bias del pavone.

Cos’è il bias del pavone?

Il bias del pavone è un bias cognitivo che ci spinge a condividere maggiormente i nostri successi rispetto ai nostri fallimenti o più in generale i lati positivi rispetto ai lati negativi. Quasi tutti un po’ lo facciamo, chi di noi non sceglie un’immagine di profilo che non sia carina evitando quella fatta alla cena con gli occhi semichiusi? Come tanti fenomeni presentati qui nel blog anche il bias del pavone affonda le radici su comportamenti perfettamente comuni che però in alcune persone tendono ad irrigidirsi. Provo a spiegarlo con parole ancora più semplici: quando ognuno di noi cerca di presentare la parte migliore di sé compie un’azione abbastanza ovvia ed in alcuni contesti perfino necessaria (pensiamo al lavoro). Quando invece una persona deve sempre e comunque mostrarsi al top e nascondere ciò che non ritiene perfetto alla base dei suoi ragionamenti troveremo molto probabilmente il bias del pavone.

Gianluca Vacchi

Pensiamo ad un personaggio come Gianluca Vacchi, miliardario e icona social, seguito da milioni di persone su Facebook e Instagram che posta quotidianamente immagini spensierate di lui e della fidanzata immersi nei lussi più sfrenati. Anche se molti lo biasimano quando non lo insultano pesantemente ha successo proprio per questo: mostra quello che molti vorrebbero mostrare ma non possono. Il fenomeno Vacchi (non diamo giudizi sulla persona, non ci interessa) è la punta dell’iceberg di un modo assolutamente sbilanciato di condividere sui social: mostrare solo quello che è assolutamente bello e invidiabile; il problema non è tanto del signor Vacchi ma di chi non ha nulla di così accattivante da mostrare e bluffa mostrando aspetti di sé forzatamente positivi. Questo “pompare” la nostra immagine non fa altro che aumentare la nostra incapacità di affrontare le persone dal vivo dove ogni aspetto di noi viene condiviso senza filtri o magie di Photoshop!

Guardate questo simpatico video in inglese ma perfettamente comprensibile che ironizza sull’uso che molte ragazze (il video parla di ragazze ma i maschi fanno anche peggio…) fanno di Instagram.

 

Anche se divertente ed ironico il video mostra un esempio di come agisca il bias del pavone: ci spinge a condividere immagini irreali di noi stessi fino a ritenere che se non mostriamo una vita cool agli occhi degli altri non saremo interessanti. Tutto questo non è a “costo zero” e il bias del pavone ci spinge in una spirale faticosa da gestire e alla lunga il virtuale sarà sempre più distante dal reale; risultato? Un aumento costante dello stress e dell’ansia!

 

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