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Perché la Terapia Cognitivo-Comportamentale è così efficace nei disturbi d’ansia?

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Quando ero bambino e fantasticavo di essere uno dei miei supereroi preferiti la scelta cadeva quasi sempre su Ironman. Ripendadoci, la cosa che più mi affascianva era la sua armatura praticamente indistruttibile e il suo poterla “attivare” ovunque si trovasse in caso di pericolo. Ci pensate? Non c’erano proiettili, missili, esplosioni in grado di distruggerla e, in qualunque circostanza, il simpatico Tony Stark portava sempre a casa la pellaccia. Invidiavo la possibilità di non temere nulla perchè l’idea di essere vulnerabile mi spaventava. Quando siamo bambini cerchiamo di superare quel senso di vulnerabilità andando alla ricerca di una soluzione che nella realtà non ci sono; nella vita reale, infatti, non esistono armature del genere e siamo ben consapevoli che il nostro corpo per giovane e baldanzoso che sia è estremanete fragile agli urti di qualunque natura. Crescendo ci scontriamo con moltissime situazioni dalle quali non possiamo prescindere in cui ci sentiamo indifesi e vulnerabili e l’unico sistema che abbiamo di superare quella brutta sensazione è sviluppare una maggior capacità di affrontare le situazioni temute. Le tecniche maggiormente efficaci nel metterci nelle condizioni di far fronte a tali situazioni sono quelle utilizzate nelle terapie cognitivo-comportamentali.

La letteratura scientifica presenta migliaia di ricerche che dimostrano l’efficacia della terapia cognitivo-comportale nel trattamento dei disturbi d’ansia. Gli articoli più esaustivi da questo punto di vista sono le cosiddette meta-analisi che svolgono una revisione degli studi su di un argomento specifico, in questo caso il trattamento dei disturbi d’ansia. Per chi volesse approfondire è uscito recentemente in italiano un esauriente lavoro di Caselli (2016):

 

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Caselli, G., Manfredi, C., Ruggiero, G.M. & Sassaroli, S. (2016). La Terapia Cognitivo Comportamente dei Disturbi d’Ansia: una revisione degli studi di efficacia, Psicoterapia Cognitivo e Comportamentale, 22 (1), 81-101.

 

 

Per chi ha dimistichezza con l’inglese può trovare gratuitamente un altro ottimo contributo del 2007 di Norton e Price qui.

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Cosa accomuna, dunque, tutti gli interventi? Emerge che alla base di queste terapie, al di la delle differenti impostazioni e sfumature più o meno marcate, c’è lo sviluppare o il recuperare il senso di sicurezza rispetto ai cosiddetti “stimoli temuti”. In pratica il fattore comune che sembra determinare in maniera decisiva l’efficacia di tutti gli approcci cognitivo-comportamentali riguardo ai disturbi d’ansia è mettere l’individuo in grado di fronteggiare le proprie paure in maniera efficacie. In tutti gli approcci c’è un intervento a livello cognitivo che può essere, ad esempio, di ristrutturazione (CBT) o di defusione (ACT) e un livello comportamentale che si concretizza nelle varie tecniche di esposizione.

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In pratica dobbiamo sentirci meno vulnerabili e più competenti nel far fronte alle situazioni; la vera e unica armatura di Ironman che dobbiamo cercare.

 

 

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