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Azione!

Quante volte avete sentito decantare le virtù del “fare“?

Fa ciò che devi fare e avrai il potere di farlo.
(Ralph Waldo Emerson)

La citazione del grande filosofo americano è una delle centinaia che, da prospettive molto diverse, talvolta contrapposte, esaltano la virtù dell’agire evidenziando quanto un limite di molti sia proprio nell’incapacità di “passare all’azione”. Anche nell’Acceptance and Commitment Therapy questo aspetto è presente, eredità della Behavior Analysis, e costituisce uno dei processi fondamentali che favoriscono la flessibilità psicologica: l’azione impegnata. Prima di capire cos’è e come mettere in pratica l’azione impegnata mi sembra importante evitare fraintendimenti e cercare di evidenziare cosa innanzitutto non è azione impegnata.

Le 2 trappole dell’azione (non) impegnata

Nella storia umana l’apologia dell’azione ha partorito mostri e totalitarismi vari. Senza pretesa di essere esaustivo voglio evidenziare due tipologie di errori rispetto all’azione che le persone compiono e che portano a quell’inquietudine che non concede tregua.

L’agire senza pensare.

Certe sette istruiscono i propri adepti ad agire senza pensare e questo suscita negli stessi un illusorio senso di benessere; pensare e prendere delle decisioni è difficile e trovare finalmente qualcuno che ti dice ciò che è giusto e ciò che non lo è indicandoti la direzione può donare l’effimera calma dopo tanta ansia. Spesso questo meccanismo è alla base della continua ricerca di conferme e rassicurazioni il cui effetto diminuirà nel tempo.

 

 

L’agire senza senso.

Spesso l’istinto ci porta ad agire “pur di non stare con le mani in mano” e anche abbiamo chiaro lo scopo spesso dentro di noi non siamo pienamente a nostro agio e il più delle volte i risultati che attendiamo sono deludenti. Questa è una lezione che ho imparato facendo sport: fare fatica durante l’allenamento è una condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere dei risultati. Gli obiettivi dell’allenamento devono essere coerenti con ciò che conta davvero nella disciplina sportiva specifica. Immaginate un centometrista che corresse ore ed ore come se dovesse preparare la maratona, perderebbe contro atleti che possono aver corso molto meno di lui in allenamento ma nel modo più corretto e funzionale al loro scopo. Altro esempio riguarda la scuola: passare la giornata sui libri non serve a nulla se non so come e cosa comprendere e memorizzare.

Troppe volte tendiamo a muoverci dalla nostra posizione passiva agendo in maniera scorretta

I valori orientano le nostre azioni.

Più agiamo coerentemente con i nostri valori più siamo appagati perché consapevoli che tutte le fatiche che possiamo fare sono nella giusta direzione. Come ho anticipato, nell’ACT questo tipo di modalità di agire è uno dei 6 sei processi alla base della flessibilità psicologica: l’azione impegnata. Azione impegnata significa agire in maniera decisa e consapevole guidati dai nostri valori. La strategia più efficacie per riuscire ad agire con il giusto impegno in maniera efficacie è pianificare i giusti obiettivi.

 

 

Come iniziare a mettere in atto l’azione impegnata?

Come in tanti cambiamenti occorre procedere per gradi progressivi.

  • Scegliere quale ambito della vostra vita occorre un cambiamento. Partite pure dalle emozioni negative, per restare in tema dalle situazioni che vi creano ansia
  • Indagate i vostri valori rispetto all’ambito individuato. Questo è importante per evitare di agire “nella direzione sbagliata”.
  • Individuate degli obiettivi corretti. Gli obiettivi vanno scelti con cura e devono essere obiettivi coerenti con vostri valori e fattibili.
  • Passate all’azione in maniera consapevole.

Ogni step è importante, nel prossimo post torneremo sul tema “obiettivi”, già affrontato in un articolo ma che necessita di ulteriori approfondimenti.

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